Lavoro, protesta del personale della Tct di Terni per la chiusura imminente

Martedì scorso un presidio a Perugia, sotto la Regione Umbria: grande rammarico tra i sindacati per il triste epilogo della vicenda

Uno scenario desolante, generato anche da una mancata attenzione da parte delle istituzioni. Vista l’imminente chiusura della Tct di Terni, i lavoratori dell’azienda incaricata di commercializzare i tubi per conto del Tubificio di Ast, si sono riuniti sotto la sede della Regione.

Un presidio, quello di martedì scorso, organizzato in occasione dell’incontro convocato dall’assessore allo Sviluppo economico, Michele Fioroni. Motivo della protesta, ovviamente, il licenziamento di ben cinquantuno dipendenti per cessazione d’attività.

Tanta la rabbia di chi, al momento, non vede davanti a sé delle prospettive concrete. Sia i lavoratori che le sigle sindacali hanno puntato il dito contro la mancata ricollocazione del personale all’interno della filiera del tubo.

Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom Cgil di Terni, ha espresso tutto il proprio rammarico per la situazione venutasi a creare. Del resto, ad oggi, bisognerebbe affrontare altri temi, ovvero la riconversione della stessa filiera del tubo, considerando che dal 2035 i prodotti realizzati in questo momento saranno fuori mercato.

Invece, per un mancato accordo tra la Tct e Acciai Speciali Terni, tanti padri di famiglia sono costretti ad andare a casa. E pensare che, in passato, la stessa Ast si era detta disponibile ad aprire un tavolo.

Per l’altro sindacalista Valerio Clementi, la proprietà della Tct avrebbe deciso da tempo di cessare l’attività produttiva. Una decisione irrevocabile, con i lavoratori costretti a sperare che Acciai Speciali Terni riesca in qualche modo a intervenire e a dargli un futuro.

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