Sono stati diffusi, dai laboratori dell’Enea, i risultati legati alle analisi condotte su mille particelle di plastica, con una dimensione inferiore a cinque millimetri, provenienti dalle aree pilota del Lago di Bracciano e del Trasimeno. Un lavoro complesso, caratterizzato da un monitoraggio scandito da quattro campagne stagionali organizzate per comprendere la variabilità di presenza e distribuzione delle particelle a seconda delle differenti condizioni ambientali.
Nel Trasimeno, così come nel Lago di Bracciano, sono stati rilevati soprattutto frammenti derivanti per lo più dalla disgregazione dei rifiuti. Importante sottolineare come i film esaminati, spesso provenienti dalla decomposizione degli imballaggi, siano piuttosto numerosi nel periodo primaverile. Per quanto riguarda il grande bacino idrico umbro, a livello di rifiuti si assisterebbe a una sorta di eterogeneità, con tracce di fibre e frammenti di pellet ricorrenti in ogni campionamento stagionale. La presenza di elementi del genere conferma quanto pesino le attività dell’essere umano a livello di inquinamento.
Fondamentale, a tal proposito, lavorare per impedire la dispersione di microplastiche nell’ambiente: una migliore gestione dei rifiuti o l’adeguamento degli impianti di depurazione potrebbero contribuire a rendere più pulite le acque del lago, in cui ci sarebbe un alto quantitativo di polistirene.
Per Maria Sighicelli, ricercatrice del Dipartimento sostenibilità dei Sistemi produttivi e territoriali di Enea, gli ultimi dati sulle microplastiche nei corpi idrici lacustri consentono di colmare il gap di conoscenze rispetto ai numerosi studi condotti nei mari e negli oceani di tutto il mondo. Piuttosto utile, a suo avviso, standardizzare i metodi di monitoraggio per valutare la distribuzione di particelle nella dinamica terra-mare.
