Sisma del 2016, la Corte dei Conti chiede di velocizzare la ricostruzione

Necessario sfruttare le misure di semplificazione e accelerazione introdotte di recente: tanto il lavoro da fare nel Centro Italia

Velocizzare la ricostruzione dopo il sisma del 2016 che devastò il Centro Italia: ecco quanto richiesto dalla Corte dei Conti, convinta del fatto che tra le cause dei ritardi accumulati fino ad oggi nell’attuazione degli interventi vi sia anche la mancanza di un’organizzazione preposta alla gestione della piano, a fronte di strutture già operative per fronteggiare le emergenze.

Una particolare indagine avviata proprio dalla Corte dei Conti con l’intento di fare luce sugli interventi per la ricostruzione, ha analizzato la complessa struttura commissariale, oltre alle procedure utilizzate per rimettere in piedi strutture private e immobili pubblici. A quanto pare, il sisma avrebbe causato gravi danni infrastrutturali agli edifici, nonché alla rete dei servizi essenziali e alle attività economiche di Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo.

La stima dei danni, inizialmente quantificati in sedici miliardi e mezzo di euro, sarebbe stata sottoposta ad aggiornamento solo di recente. Dal 2016 al 2020, per le attività della gestione commissariale sono stati previsti più di quattro miliardi, di cui oltre la metà trasferiti alla stessa.

La verifica dei magistrati contabili avrebbe quindi accertato un limitato uso delle risorse disponibili, con un’inversione di tendenza a partire dalla seconda metà del 2020 a seguito delle numerose modifiche organizzative e procedurali adottate nell’ambito delle misure di semplificazione e accelerazione, strumenti in grado di snellire la prassi per ottenere i contributi richiesti.

Per gli interventi di ricostruzione pubblica, dal 2016 al 2021 sarebbero state erogate risorse pari a più quattrocentosessantotto milioni di euro, a fronte di duecentosessantasei registrati fino al 31 dicembre 2020.

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