Giovane suicida a Regina Coeli. Associazione Antigone: “Non andava detenuto”

Il giovane aveva scritto una lettera appello poche ore prima di suicidarsi

Morire suicida in una cella penitenziaria perché ormai si è persa ogni speranza. In Italia è un fenomeno tristemente noto, basti pensare che nel 2016, 39 detenuti si sono tolti la vita, oltre mille carcerati hanno tentato di farlo. Ma questa volta il protagonista della cronaca è un ragazzo di 22 anni, con evidenti problemi psicologici.

Il giovane era finito in carcere a Regina Coeli per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. In un primo momento era stato affidato ad un Rems di Ceccano, in provincia di Frosinone. Una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, la versione moderna degli ospedali psichiatrici giudiziari. Poi però è scappato e una volta ripreso, il giudice ha deciso che fosse recluso in una struttura penitenziaria perché non c’era una residenza libera.

Solo qualche ora prima di compiere il gesto disperato, il 22enne ha scritto una lettera al fratello. Poche righe che manifestano lo stato di disagio psicologico in cui si trovava il ragazzo. “Sono stanco di fare qualunque cosa”, affermava, “Voglio andarmene per sempre”.

La madre del giovane ha chiesto all’Associazione Antigone di diffondere il contenuto della lettera.

E se è inaccettabile che un ragazzo così giovane possa morire in carcere. Ancora più insopportabile è che per tanti uomini e donne la prigione non abbia più una funzione rieducativa, ma rappresenti soltanto un luogo di non ritorno.

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