Grandi doti canore ma soprattutto molta concretezza nella scrittura. Rispetto agli artisti della sua generazione, Antonio Diodato è uno dei pochi in grado di unire il talento all’efficacia. Perché le canzoni bisogna saperle scrivere. Con il nuovo album intitolato “Cosa siamo diventati”, uscito lo scorso 27 gennaio, il compositore classe 1981 dimostra una maturità sempre più disarmante. Presso la Feltrinelli di via Appia Nuova va in scena un incontro speciale con il pubblico di Roma, città divenuta col tempo la sua seconda casa.
Un ritorno atteso dagli ammiratori e dalla critica. Circa quattro anni per dare un seguito ideale al disco d’esordio “E forse sono pazzo”. D’altronde è pur sempre necessario vivere prima di creare.
Profondità nei testi, perizia negli arrangiamenti. Piuttosto biografico a livello di tematiche, “Cosa siamo diventati” spicca anche per un atteggiamento musicale spregiudicato. L’elettricità di fondo rende incisiva e intrigante l’intera collezione d’inediti.
Una prima tranche di concerti già avviata, segno che Diodato e la sua band non vedevano l’ora di proporre il materiale dal vivo.
Potente e raffinato, immediato e coerente: “Cosa siamo diventati” è uno di quei dischi che vale la pena avere tra le mani.