Prima Roma 2024. Ora il nuovo stadio giallorosso. Sport e politica camminano a braccetto dalle parti del Campidoglio. Accendono scontri. Animano polemiche e dibattiti interni. E allora via con il balletto dei sì e dei no. Per i giochi la parola fine è già arrivata ormai da mesi. Rimane invece ancora in bilico l’affaire Tor di Valle. Dopo il vincolo posto dalla Sovrintendenza Archeologica sull’area dell’ex Ippodromo, le fratture interne ai Cinque Stelle si sono allargate. Tanto che si attende a breve un intervento di Beppe Grillo che possa fare chiarezza sulla posizione del movimento. Movimento che, lo ricordiamo, ha sempre pronunciato il suo No alla speculazione, prima dai banchi dell’opposizione, poi in campagna elettorale. Chi l’ha presa male, ovviamente è la Roma. Sul tavolo un ricorso al Tar che certifica la volontà di andare avanti. A confermalo lo stesso Baldissoni che ricorda come nel progetto siano stati già investiti 60 milioni di euro. Prossima data in programma il 3 marzo. Una conferenza dei servizi attesissima a cui parteciperà il nuovo assessore all’urbanistica di Roma Capitale la cui nomina è previsra nei prossimi giorni. Ed è lì che il parere inviato dal Ministero dei Beni Culturali peserà, e non poco, sulla decisione finale. Per la sovrintendenza infatti nell’area di Tor di Valle stadio e grattacieli non si possono fare. Una posizione tardiva ma che non lascia spazio a dubbi. L’ippodromo, secondo la nota redatta da archeologi, architetti e paesaggisti, ha una significativa valenza architettonica che va tutelata e salvaguardata. Nulla può essere costruito vicino che ne ostacoli la visuale. Nulla che sia più alto delle tribune dell’impianto dove un tempo gli appassionati di trotto seguivano le corse. Una dichiarazione di interesse culturale che potrebbe far calare definitivamente il sipario sui sogni di gloria dei tifosi giallorossi. Esclusi ovviamente colpi di scena.
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