L’ombra di Raffaele Marra continua ad offuscare il mondo a cinque stelle. L’ex braccio destro di Virginia Raggi, al momento in carcere per corruzione, avrebbe avuto un ruolo anche nella cacciata di Marcello De Vito dalla corsa a sindaco di Roma. A raccontare ai pm capitolini un presunto ruolo di Marra nella vicenda è Roberta Lombardi. Informata sui fatti da un collaboratore grillino il cui nome è stato messo a verbale. Dichiarazioni che arrivano a distanza di pochi giorni dall’interrogatorio dello stesso De Vito, il quale non avrebbe né smentito né confermato. Al centro della vicenda una campagna denigratoria condotta contro lo stesso De Vito dal trio Raggi, Frongia, Stefano. L’allora capogruppo pensa di difendersi preparando un esposto che però, per rispetto dei colleghi, in procura non arriverà mai. Diffamazione, calunnia e falso: questi i reati ipotizzati a fine febbraio a carico del suo sindaco e degli altri due compagni. Sotto i riflettori, stando a indiscrezioni riportate da alcuni quotidiani nazionali, una pratica di sanatoria edilizia su un seminterrato nel quartiere Aurelio. Accade che il 28 dicembre del 2015 i tre consiglieri organizzano una riunione con i consiglieri municipali in assenza di De Vito e lì lo accusano di aver compiuto al riguardo “una serie di atti contrari alla buona amministrazione”. La storia diventa di pubblico dominio a seguito di un esposto del senatore di Cuori Italiani Andrea Augello. Pronta la replica di Daniele Frongia “Non è vero niente” spiega “Marra non aveva nessun contatto con noi in quel periodo. E’ documentabile e l’accusa si può smontare facilmente. Non è vero nemmeno che io abbia sventolato un parere contro De Vito”. A questo punto, è evidente, servono riscontri. La Procura è a caccia di ulteriori conferme. Per questo motivo continuano a sfilare davanti al pubblico ministero altre persone informate dei fatti. Potrebbero essere chiamati all’appello anche i deputati presenti alla riunione chiave nella quale furono sollevate le accuse all’attuale presidente dell’assemblea capitolina e cioè Alessandro Di Battista, Paola Taverna e Carla Ruocco. Al di là dell’aspetto penale, dal punto di vista politico la deposizione della Lombardi non fa che aumentare l’ imbarazzo nell’ambiente del M5S romano.