Virginia Raggi sapeva tutto.
Secondo l’Anac, Autorità nazionale anticorruzione, la sindaca pentastellata era a conoscenza del conflitto di interessi di Raffaele Marra. E proprio per questo non avrebbe dovuto permettergli di nominare il fratello, Renato Marra, a capo della direzione turismo del Campidoglio. Il nome della Raggi a questo punto potrebbe persino finire nell’elenco degli indagati. La decisione presa dalla sindaca,dopo l’arresto di Marra di vagliare tutti gli atti firmati dal dirigente, per annullare qualsiasi decisione illegittima è arrivata troppo tardi. E solo dietro l’ultimatum dei vertici del Movimento che hanno sempre visto Marra e gli altri fedelissimi della prima cittadina, come fumo negli occhi.
Adesso il parere dell’Anac, guidata da Raffaele Cantone, sarà trasmesso in Procura dove è stata già aperta un’inchiesta sulle nomine illegittime del Comune.
Ma le indagini su Marra, attualmente recluso nel carcere di Regina Coeli, non si fermano. Computer, mail e messaggi watsapp del dirigente capitolino sono tutt’ora al vaglio degli inquirenti.
Ancora una volta la sindaca pentastellata paga la fiducia cieca riposta nei suoi discussi collaboratori. Proprio la sua difesa a spada tratta dell’ex capo del personale capitolino e l’essersi intestata la responsabilità della scelta degli incarichi ai dirigenti del Comune, adesso aggravano la sua posizione.
Un enorme imbarazzo per il Movimento 5 stelle che ha fatto della trasparenza e del cambiamento il suo vessillo.
Una tegola che si aggiunge a quella della bocciatura del Bilancio 2017-2019. L’assessore Andrea Mazzillo si dice sicuro di riuscire a terminare l’iter di approvazione entro febbraio 2017, ma se dovesse fallire di nuovo, la capitale entrerebbe in un periodo di gestione provvisoria. E l’amministrazione non potrebbe più finanziare grandi progetti, trovandosi con le mani legate. Intanto le opposizioni chiedono a gran voce che l’intera Giunta si dimetta.