Morti sul lavoro: in Umbria sei casi in sei mesi dall’inizio del 2022

A Perugia, pochi giorni fa, un nuovo caso che conferma il problema: per Uil e Uiltec necessario aprire una riflessione a tutto campo

L’ultimo decesso di un operaio di cinquantasette anni, avvenuto sabato 2 luglio a Perugia, in un magazzino a Ponte San Giovanni, ha fatto riemergere l’annoso problema delle morti sul lavoro. In Umbria, così come in altre zone del Paese, il trend è abbastanza sconcertante.

Secondo i dati forniti dall’Inail, nel cuore verde d’Italia si viaggerebbe sulla media di un decesso al mese, da unire alle oltre duemilasettecento denunce pervenute dall’inizio dell’anno. Numeri per niente positivi, ma anzi preoccupanti e frutto di mancate accortezze, da parte delle aziende, nei confronti di lavoratori che, di base, praticano mestieri piuttosto rischiosi per la propria salute.

Anche alla luce dell’ultima tragedia consumatasi nella Regione, per Uil e Uiltec bisognerebbe aprire una riflessione a tutto campo su ciò che ancora non funziona. Degli infortuni mortali segnalati dall’Inail nel dossier aggiornato al 31 maggio, vale la pena ricordare almeno il primo del 2022, avvenuto nei pressi di Spoleto, e i due risalenti ad aprile, con l’operaio schiacciato dalle lastre di vetro a San Giustino e il muratore caduto nel vuoto a Taverne di Corciano.

Sei decessi in sei mesi sono davvero troppi, specialmente in una Regione non troppo grande come l’Umbria, dove la densità di popolazione è oggettivamente inferiore rispetto al Piemonte o alla Lombardia. In merito all’ultima disgrazia verificatasi in ordine di tempo, il sostituto procuratore della Repubblica di Perugia, Massimo Casucci, ha aperto un fascicolo disponendo l’autopsia immediata.

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