Crisi dell’editoria. Il Covid mette in ginocchio il settore

A Roma molte librerie potrebbero non riaprire a crisi terminata

Secondo i dati dell’Osservatorio AIE sulla crisi Covid-19, la riduzione dei piani editoriali tocca al 30 marzo 23.200 titoli. 49milioni di copie sono state stampate in meno rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente.

“Il 64% degli editori sta attuando o programmando la cassa integrazione. Era il 61% poco più di una settimana fa. Il 31% ha cambiato il proprio piano editoriale, tagliando le uscite o riposizionandole nei mesi finali dell’anno.

Gli editori indicano che, su base annuale, saranno 23.200 i titoli in meno che verranno pubblicati per la drastica riorganizzazione dei piani editoriali (qualcosa come il 30% dell’intera produzione italiana; erano 18.600 la scorsa settimana). E che si traducono inevitabilmente in una riduzione delle copie stampate (49milioni in meno nel 2020), con effetti a cascata sulle varie articolazioni della filiera.

Alla percezione degli editori fanno da controcanto i dati del mercato e dei canali trade (librerie, online e grande distribuzione) con un -75% nel valore delle vendite nelle scorse settimane: “Questi dati parlano da soli – spiega il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi -. Da più parti si levano appelli per sostenere la cultura. Non è casuale, l’allarme è evidente. Per questo chiediamo con forza al Governo e al Parlamento di intervenire: accendete un faro sul mondo del libro. Lo state perdendo”.

L’Osservatorio fotografa una crescita nell’uso degli ammortizzatori sociali da parte degli editori: al 30 marzo il 64% (era il 61% la scorsa settimana) dichiara di aver già avviato le procedure per la cassa integrazione o la sta programmando.”

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