Un’estate a dir poco infuocata, quella che sta volgendo al termine. Non solo per il clima, che ha dato un assaggio del disastroso scenario urlato e inascoltato che ci attende. Il Governo Giallo-Verde, il “Governo del Cambiamento”, il “Governo dei Si”, è finito. Caduto. Caput. Alea iacta est . Salvini, almeno allo stato attuale delle cose, sta pagando il dazio di uno dei pochi peccati non attribuiti al Capo Gruppo della Lega da parte del Premier dimissionario Giuseppe Conte. Quello che fece cadere lo stesso Impero Romano come tutti gli altri: l’avidità di potere.
“ Datemi pieni poteri!”, aveva invocato dalle piazze e dai palchi di mezza Italia Matteo Salvini. Patto di Governo infranto, crisi di Governo avviata e terminata da Conte con un durissimo discorso contro a quello che al momento è un ex Vice Premier. Ora le consultazioni delle varie parti per capire se esista una nuova maggioranza di Governo. Altrimenti la decisione verrà rimessa nelle mani degli italiani. Un altro voto, che porterà probabilmente ad un nuovo Governo fatto di rimpasti e contratti puntualmente disattesi. E avanti così, come criceti incastrati in una ruota. Sono anni che un governo non riesce a portare a termine una legislatura. Da quel Berlusconi che, forse, alcuni si dicono, non era poi così male visti gli attuali.
Perchè l’italiano fa così, prova una cosa e poi torna subito indietro, al sicuro tra le braccia di una mediocrità comoda e rivelata, e per questo meno paurosa del futuro ignoto. Ed è il caso della proposta che serpeggia già (in realtà era stata quella della prima ora, poi scartata in favore dell’accordo con il Movimento 5 Stelle) e che Salvini stesso sembra porre alla base della rottura (da lui stesso provocata): un asse PD-5Stelle per tagliare fuori il pericoloso nemico verde, stringendo legami con le diverse minoranze come LEU e le Autonomie. Tutto pur di raggiungere una maggioranza che, allo stato attuale, ricordando anche il risultato delle Europee, non vede il Movimento in grado di sopravvivere né da solo né unendosi solo al neo PD zingarettiano, dove le acque sono più che mai movimentate per il possibile ruolo che vorrà/potrà giocare Matteo Renzi.
Il segretario del PD Nicola Zingaretti, ottenuto dalla direzione Pd mandato unanime per trattare con il M5S per creare quello che ha già ribattezzato (gli slogan prima di tutto) il “Governo di Svolta», chiede di «non dare vita a un nuovo ’contrattò di obiettivi separati cambiando solamente i capitoli e i sottoscrittori», chiedendo discontinuità rispetto al passato e condivisione di intenti. “A partire da questi presupposti, è doveroso assumersi la responsabilità di verificare se una maggioranza parlamentare alternativa c’è. Se così fosse e si arrivasse alla formazione di un nuovo Governo «dobbiamo fare il miglior Governo possibile». E fissa i cinque punti programmatici i che dovranno costituire la base della trattativa: appartenenza leale all’Unione europea; pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa, a partire dalla centralità del Parlamento; sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale; cambio nella gestione di flussi migratori, con pieno protagonismo dell’Europa; svolta delle ricette economiche e sociali, in chiave redistributiva, che apra una stagione di investimenti”. Possibili aperture dai 5Stelle, che forti della legittimazione data al Movimento dal momentaneo esilio di Salvini, non si sbilanciano troppo su possibili patti di Governo.
Intanto, molti tavoli, decreti e riforme – elencati nel suo discorso da Conte – aziende in crisi, cittadini truffati dalle banche, e progetti critici come la TAV o il Ponte di Genova sono al palo. In balia dell’ennesimo cambio di rotta. Nella speranza che questa volta sia quella giusta.
di Martina Glover
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