È un film romantico nel senso ottocentesco del termine, l’ultimo impegno da cineasta di Walter Veltroni, “C’è tempo” con Stefano Fresi, Simona Molinari e il giovanissimo Giovanni Fuoco. Una favola moderna come anestetico all’odio e all’isolamento che pervadono sempre più gli animi. In questo caso gli animi di due fratelli, che non sanno dell’esistenza l’uno dell’altro. Divisi da tutto, a incominciare dall’età e dal modo di vedere la vita. Uno, Fresi, passa la vita ad osservare arcobaleni, mentre giovanni, a tredici anni, gli arcobaleni già non li vede più.
Ma nonostante tutto, grazie ad un viaggio on the road e all’incontro con la Molinari e sua figlia, anche loro anime sole in cerca della fine dell’arcobaleno, i due si scoprono, diversi ma uguali nell’esserlo, ed iniziano quel meraviglioso miracolo che può avvenire solo quando riconosciamo un altro da noi, e lo lasciamo entrare nel nostro piccolo mondo strano.
Un omaggio, anche in molti riferimenti interni al film, a quel grande filone, vanto nostrano, che è la commedia all’italiana.
Il film, nelle sale dal 7 marzo, è il primo film di Veltroni (gli altri erano documentari), che non cessa l’impegno politico ma lo trasla sul grande schermo, che già lo chiama verso nuove avventure.