Fare o non fare lo stadio della Roma. Questo, per il movimento 5 stelle, è il problema.
Se sia più nobile ascoltare la base che ha minacciato la rivolta contro la sindaca nel caso in cui non ritiri l’accordo di massima raggiunto con la società giallorossa oppure convenga andare avanti e realizzare il progetto con la riduzione del 25 % delle volumetrie, se lo chiedono in molti.
Beppe Grillo giunto nella capitale per trovare una soluzione condivisa non ha preso una posizione definitiva e si è limitato a dire che lo stadio, “Se lo faremo, sarà fatto con criteri innovativi e in modo condiviso”.
Dopo avere stoppato le polemiche interne, in primis quelle innescate dalla deputata grillina Roberta Lombardi che ha definito senza esitazione l’accordo una colata di cemento e una pura operazione immobiliare, Grillo ha sentito le ragioni di Virginia Raggi.
Intanto la Soprintendenza ha avviato una procedura per vincolare l’ippodromo di Tor di Valle mentre il comune ha chiesto all’avvocatura capitolina di valutare il rischio di una causa milionaria qualora lo stadio non si facesse. Ma il leader dei 5 stelle assicura che “Se lo stadio si dovesse fare, prima sarà sentita la popolazione interessata al progetto per costruire insieme a loro una cosa straordinaria”.
L’idea in un primo momento scartata e che adesso ritorna è quindi quella di fare esprimere i romani. Una decisione presa non con un Referendum vero e proprio ma attraverso una consultazione dei residenti di zona. Intanto il comitato proponente ha organizzato un tour a Tor di Valle per mostrare il degrado in cui versa l’area e quindi il valore di riqualificazione che avrebbe il progetto se realizzato.