Archiviazione per ben 113 indagati nell’inchiesta su Mafia Capitale. A stabilirlo il gip Flavia Costantini. Una decisione presa perché dalle indagini non sono emersi elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio.
Tira un sospiro di sollievo Gianni Alemanno, scagionato dall’accusa di associazione di stampo mafioso insieme all’ex amministratore delegato di Eur Spa Riccardo Mancini (stessa sorte per gli avvocati Michelangelo Curti, Domenico Leto e Pierpaolo Dell’Anno). «Ora attendo le scuse», dice l’ex primo cittadino di Roma, al momento a giudizio per corruzione e finanziamento illecito.
Anche Nicola Zingaretti esce fuori dalla faccenda, per lui c’era in ballo pure la turbativa d’asta. Come riferito dal gip, non risultano acquisiti riscontri in ordine alla sua posizione. Ad essere scagionato dalla contestazione di associazione per delinquere finalizzata a rapine e riciclaggio ecco infine Massimo Carminati, ritenuto il boss della cupola mafiosa. Discorso simile per quelli che erano sospettati di essere i referenti di “Cosa Nosta” a Roma, ovvero Ernesto Diotallevi e Giovanni De Carlo.
Sono invece 3 le persone per cui non è stata applicata l’archiviazione. Si tratta dell’ex consigliere comunale Alfredo Ferrari, Luca Giansanti e Salvatore Forlenza, accusato di turbativa d’asta in relazione alla gara dell’Ama risalente al 2013. Per loro il giudice ha fissato la camera di consiglio disponendo la restituzione degli atti al pubblico ministero.