Quasi tutti deceduti sul colpo. Ecco il destino di 27 delle 29 delle vittime della valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano. A dirlo sono i risultati delle autopsie sui corpi ritrovati tra le macerie del resort. Solo Gabriele D’Angelo e Alessandro Giancaterino, cameriere e maître dell’hotel, sarebbero morti esclusivamente per assideramento. Una delle poche certezze tra i tanti dubbi e perplessità che la tragedia lascia in eredità alle 29 famiglie colpite dal lutto. Gli accertamenti continueranno anche nelle prossime ore. Secondo le testimonianze dei soccorritori sarà un lavoro reso difficile dalla condizione in cui sono stati trovati i corpi, quasi tutti con danni evidenti, colpiti, trascinati dalla valanga e dai detriti in modo violento e con una forza inaudita. 120 mila tonnellate di neve. Traumi, schiacciamento e asfissia tra le cause dei decessi: le vittime avrebbero prima perso conoscenza e poi sarebbero state uccise, rapidamente, dal peso delle macerie. I medici legali hanno 60 giorni per consegnare le relazioni ma, per ora, le indicazioni sembrano combaciare con la mappa della tragedia: intorno alle 17 di quel mercoledì, tutti quelli che si trovavano nella hall, vicino al bar e nelle cucine non hanno avuto scampo. La giustizia ha appena iniziato il suo corso. La Procura indaga per individuare omissioni e responsabilità. Una prima tornata di audizioni ha già visto sfilare davanti agli inquirenti il sindaco di Farindola, alcuni dirigenti del Comune e funzionari regionali. E non si escludono altri interrogatori. Gli amministratori locali hanno ripetuto anche davanti ai carabinieri forestali quello che vanno dicendo da giorni. Ossia la concatenazione e l’eccezionalità epocale degli eventi che hanno colpito l’Abruzzo nel mese di gennaio: il maltempo e i suoi deleteri effetti collaterali sulla rete elettrica e sulla viabilità, il terremoto e il timore per le possibili conseguenze sulle grandi dighe. Parole e giustificazioni che per ora alle famiglie non bastano.
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