Italia e Giappone: correnti architettoniche che s’intrecciano. Il Museo Carlo Bilotti accoglie una mostra in grado di evidenziare i legami passati tra i due paesi, affinità dal punto di vista progettuale. “Architettura invisibile” è il titolo dell’esposizione in programma fino alla fine di marzo e supervisionata dalla giovane ricercatrice Rita Elvira Adamo.
Sono trascorsi cinquant’anni da due importanti fenomeni dell’avanguardia architettonica: da una parte il lavoro dei metabolisti asiatici, dall’altra le idee dei cosiddetti radicali nostrani.
Le tre sale allestite mettono in rilievo i percorsi di ricerca paralleli dei due movimenti, nati in contesti diversi per cultura e tradizione, eppure capaci di condividere strumenti e linguaggi. Tutto ciò ha poi prodotto effetti concreti sull’architettura contemporanea.
I lavori disposti all’interno del percorso sono frutto del lavoro di tanti autori, destinati a divenire protagonisti nel loro settore nonostante le particolari sperimentazioni adottate nel tempo. Tre gli ambiti tematici individuati con l’obiettivo di sottolineare le analogie tra lo stile nipponico e quello italico: ambiente, tecnologia, abitare.
La mostra visibile a Villa Borghese è inclusa nel calendario di celebrazioni per il 150esimo anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia.