Lavori di manutenzione di scuole e strade mai eseguiti. In cambio soldi e mazzette. Un vero e proprio Sistema che partiva dall’assegnazione dell’appalto, proseguiva con la falsa attestazione del completamento dei cantieri e finiva in un giro di tangenti. Dieci gli imprenditori arrestati, 30 in tutto le persone indagate tra cui anche pubblici funzionari e tecnici del Comune di Roma. Dipendenti infedeli che aiutavano le aziende coinvolte ad aggiudicarsi i lavori, in particolare nel primo e nel quattordicesimo municipio: interventi su scuole, strade, marciapiedi e condotte.A dare il via alle indagini una denuncia presentata il 22 giugno dello scorso anno per contestare l’irregolarità di una commessa affidata nell’ottobre del 2010 alla ditta “Prima appalti Srl” della famiglia Bucci per l’esecuzione di opere in alcuni asili nido e scuole materne, nello specifico “Casal Sansoni”, “Pietro Bembo”, “Montarsiccio” e “Cerboni”.L’inchiesta ha accertato l’esistenza di un accordo tra dirigenti pubblici e imprenditori per spartirsi le risorse pubbliche destinate ai lavori, circa 400 mila euro.Ai dirigenti pubblici compiacenti veniva versato il 20 per cento delle somme liquidate. I lavori invece non venivano mai eseguiti. Altre anomalie sono emerse nell’esecuzione dei lavori di riqualificazione della centralissima via del Melone, nelle vicinanze di piazza Navona. I reati contestati in questo caso sono falso e turbativa d’asta. I lavori sono stati regolarmente realizzati ma l’importo è risultato essere di gran lunga inferiore a quanto dichiarato.Le indagini hanno ricostruito il modus operandi di una ramificata struttura imprenditoriale illecita che negli anni ha movimentato decine di milioni di euro. A capo due figure originarie di Artena, attive nel settore edile. L’operazione Sistema segue quella battezzata Vitruvio che lo scorso anno aveva già fatto emergere un vasto sistema di malaffare, basato su sistematici accordi illeciti tra imprenditori e funzionari pubblici. Sequestrati beni immobili e disponibilità finanziarie per oltre un milione di euro. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al peculato, corruzione, truffa ai danni dello Stato e falso in atto pubblico.
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