Il Giubileo “decentrato”. Così Papa Francesco ha voluto costruire l’Anno Santo Straordinario. Un evento che si è concluso in data 20 novembre con la chiusura dell’ultima porta santa rimasta aperta, quella di San Pietro.
Niente adunate oceaniche nella Capitale, nessun desiderio di ostentare qualcosa: il Giubileo del 2016 ha perseguito e conservato un ideale di semplicità. L’ha fatto ponendo attenzione verso gli ultimi, rivolgendosi a chi vive in periferia. Roma non intesa come centro della cristianità, ma piuttosto un sito come un altro che può essere nel mezzo della vita della Chiesa.
Ora che cala il sipario si riflette sui dati. Il più significativo è rappresentato dal numero di persone giunte a Roma a partire dall’8 dicembre: circa 20 milioni i pellegrini accorsi nella Città Eterna. 5 in meno del 2000, anche se allora non si optò per un qualcosa di delocalizzato, con l’intento di aprire le porte sante in tutto il mondo.
Lo stato d’incertezza generale ha condizionato il modo di vivere l’appuntamento. Soggiorni brevi, poche spese e pernottamenti in strutture economiche. Ecco perché un effetto deciso sul turismo non si è registrato. Se circa 4mila persone si sono dedicate al volontariato, 2mila sono stati gli uomini chiamati per garantire la sicurezza a Roma.
Triste il bilancio legato alla progettazione di opere. Di 146 piani di cantieri proposti, 42 sono stati quelli aperti. Ma una riga blu va tracciata sotto quei 25 milioni di euro non spesi per i lavori.