Decine di minori adescati on line e poi vittime di abusi. Una comunità internazionale di pedofili, dall’Italia all’Australia, che produceva e si scambiava materiale pedopornografico nel “deep web”, rete internet con domini protetti che garantisce l’anonimato. Da qui il nome dell’operazione “Deep Connection”, al termine della quale per la prima volta in Italia, sette persone sono state arrestate e accusate di associazione a delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di reati di pedofilia e pedopornografia . Tre anni di indagini condotte dalla Polizia Postale, coordinate dalla Dda di Roma e supportate dall’Europol per smascherare un gruppo ben organizzato con tanto di capi e gerarchie interne. Fondamentale la cooperazione con l’Fbi e con la polizia australiana del Queensland: quest’ultima, nel 2014, aveva arrestato un noto pedofilo australiano, Shannon McCoole, e i suoi due vice, un olandese e un danese, ai quali il gruppo italiano faceva direttamente capo. Solo la punta di un iceberg che rivela un mondo sommerso fatto di crimini morali in cui a farne le spese sono vittime innocenti.
Categorie
News