“Parti con noi, ti accompagniamo ad incontrare il Papa a Roma”. Così dissero gli infermieri e gli accompagnatori che il 10 giugno dell’anno scorso presero in affido Daniele Potenzoni, 36 anni, affetto da autismo. La prima gita da solo, senza il padre Francesco, il viaggio da Milano e poi la corsa in metro a Stazione Termini, in gruppo con altri ragazzi affetti da disabilità. Da lì l’inizio di un incubo e la scomparsa di Daniele, volatilizzato nel nulla tra la folla di turisti. È trascorso quasi un anno da quel maledetto giorno, ancora avvolto in un alone di mistero drammatico e inspiegabile. Ed è proprio oggi che la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di uno degli infermieri che aveva la responsabilità di vigilare su di lui. Massimiliano Sfrondini, questo è il suo nome, quel giorno era accompagnato da un volontario (per cui però il pubblico ministero ha proposto l’archiviazione). Sarà invece l’infermiere responsabile ad essere processato con l’accusa di abbandono d’incapace. Cresce l’attesa per l’esito del Gip che dovrà decidere se accogliere o meno la ricostruzione dei fatti di quel 10 giugno 2015. Erano le 9 di mattina quando l’infermiere, già in gruppo con i ragazzi nella Capitale, ricevette la telefonata di un collega. “Non salire sulla metropolitana a Termini,- gli consigliò quest’ultimo – c’è troppa confusione a causa di uno sciopero”. Ma niente da fare: Sfrondini, nonostante il suggerimento, si fece largo nel vagone diretto a Battistini insieme con tutti i pazienti, chiaramente in stato di agitazione. Un grande errore, considerando le sindromi e i disturbi di cui soffrivano. Pochi istanti dopo e l’uomo perse le tracce di Potenzoni. Ad aggravare la posizione dell’imputato, poi, l’allarme sulla scomparsa, dato con ben dieci ore di ritardo. Un’attesa lunghissima che potrebbe aver giocato contro il ritrovamento del ragazzo, tutt’ora disperso.
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