Torna d’attualità l’argomento Metro C di Roma, e anche stavolta le notizie non sono buone. Su richiesta del pm Erminio Amelio, la Finanza ha effettuato un importante blitz. Acquisiti numerosi documenti sugli appalti relativi ad un’inchiesta in atto da diversi mesi e che riguarda l’innalzamento dei costi, le procedure e i tempi di consegna della terza metro della Capitale.
Il reato contestato ai dodici indagati è quello di truffa aggravata ai danni di enti pubblici. Un’accusa che si riferisce a due versamenti non dovuti a Metro C, almeno secondo gli investigatori. Si tratta di pagamenti effettuati nel 2014: il primo avvenne nel mese di gennaio, per un totale di circa 230 milioni ottenuti dal contraente generale dell’opera. Il secondo pagamento, pari a 90 milioni, risale invece al primo agosto di due anni fa. Una somma legata alla prima fase funzionale dei lavori, ma a quanto pare frutto di una transazione fuorilegge.
320 milioni di fondi pubblici gettati via. Dati piuttosto pesanti. Per la Procura tali accordi sarebbero il frutto di raggiri da parte del contraente, ma anche il risultato di procedure illegittime consumate negli uffici del Comune. Non a caso, tra gli indagati c’è pure quel Guido Improta al tempo assessore alla Mobilità della giunta Marino. Un ruolo di primo piano nella faccenda. Al pari di Ettore Incalza, in passato dirigente del Ministero dei Trasporti. Oltre a loro, a “modello 21” sono finiti anche i vertici di Metro C, dal presidente del cda Franco Cristini al direttore dei lavori Enrico Molinari, scelto per sostituire Stefano Perotti, arrestato nel marzo del 2015.
Indagati pure alcuni membri di Roma Metropolitane, società al 100% del Comune. Consiglieri di amministrazione, direttore tecnico e responsabili unici del procedimento. Persone coinvolte in un’inchiesta sulla Metro C che non è l’unica, basti pensare agli accertamenti voluti dalla Corte dei Conti, pronta ritenere inaccettabili i costi dell’opera in corso già nel 2012.
