Un metodo di lavoro importante e ben definito, basato sulla professionalità e sull’intento di crescere in maniera costante. Insieme alla Lombardia, l’Umbria sarebbe la seconda regione italiana più attiva nella promozione del tartufo, prodotto alimentare decisamente pregiato e sempre molto richiesto in Italia e altrove.
Di questo aspetto si è parlato a lungo a Napoli, durante l’ultima Borsa Mediterranea del Turismo. Nel corso dell’evento c’è stato modo di riflettere a lungo sul tartufo e sulla sua promozione nelle venti regioni dello Stivale, e questo è avvenuto in occasione della presentazione del volume “MapMagazine Tartufo 2023. Trenta tappe per trenta eventi”.
In merito alla particolare classifica stilata in seguito all’analisi di ecosistema svolta da Typimedia Editore, dietro l’Umbria e la Lombardia figurerebbero sia la Basilicata che il Piemonte. A dividersi il quarto posto, invece, la Campania, l’Emilia-Romagna e la Toscana (quinte e seste rispettivamente Abruzzo e Lazio).
Le località che permettono all’Umbria di essere sul podio della curiosa graduatoria, sarebbero Campello sul Clitunno, Città di Castello, Gubbio e Norcia. Tutti luoghi in cui si lavora quel tartufo che, di fatto, appare immancabile in quei locali dove ci si dedica a una cucina particolarmente raffinata e ricercata.
Aqualagna e Alba, situate rispettivamente in provincia di Cuneo e di Pesaro e Urbino, sarebbero ritenute ancora oggi le due grandi capitali italiane del tartufo. Oltre a loro, ci sarebbero quasi altri cento comuni italiani dediti a trattare l’alimento in questione, e l’Umbria continuerebbe a farsi valere.