Cultura, i cento anni del tifernate Italo Benucci

Traguardo importante quello ottenuto dall'uomo classe 1923: a fargli visita il sindaco Luca Secondi e l'assessore Rodolfo Braccalenti

Che in Umbria si viva bene non è un mistero. Lo conferma la notevole longevità di chi risiede nel cosiddetto cuore verde d’Italia: soltanto a Città di Castello ci sarebbero ben diciotto ultracentenari.

Tra loro, da pochi giorni, anche Italo Benucci, considerato un maestro dell’arte della tessitura a telaio nel Comune umbro. Lui, per tanto tempo caporeparto del Lanificio Cecchi, ha passato gran parte della sua vita a insegnare gli strumenti del mestiere a intere generazioni di giovani apprendisti.

Nato, come altri sette concittadini, nel 1923, Benucci ha ricevuto la visita da parte del sindaco di Città di Castello, Luca Secondi, e dell’assessore Rodolfo Braccalenti. Entrambi, con l’occasione, gli hanno consegnato una targa commemorativa.

A proposito di Secondi, il primo cittadino tifernate ha speso belle parole per Benucci, tanto da ritenerlo uno degli artefici dello sviluppo industriale del Comune umbro in una stagione di grande crescita culturale, sociale ed economica del territorio, ovvero quella degli anni Sessanta. In quel periodo, a detta di Secondi, il neo centenario si sarebbe distinto per un sincero amore nei confronti dei giovani, da lui cresciuti e formati a suon di preziosi consigli.

Benucci, originario della provincia di Firenze, arrivò a Città di Castello nel 1964 per manovrare i circa cinquanta telai industriali del Lanificio Cecchi. Un sito, il Lanificio, sorto in un contesto che al tempo era prettamente agricolo: lì, il festeggiato scelse di rimanere con sua moglie per avviare una carriera ricca di soddisfazioni.

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