Pane fresco, pasta di semola di grano duro e olio di semi di girasole. Questi i prodotti sotto la lente d’ingrandimento di Assoutenti, pronta a realizzare uno studio per comprendere come la guerra in Ucraina ne abbia fatto aumentare i costi.
Non tre alimenti a caso, bensì quelli considerati di largo consumo, almeno nello Stivale. Nell’arco di un anno, la crescita dei loro prezzi sarebbe stata abbastanza significativa un po’ ovunque, anche in Umbria.
Per quanto riguarda l’olio di semi di girasole, tale prodotto sarebbe decisamente costoso a Siracusa, in media venduto a poco meno di quattro euro al litro (a seguire Genova e Sassari). Curioso come i listini siano più che raddoppiati anche a Siena e a Lucca, mentre a Livorno ci sarebbero i prezzi più bassi in assoluto.
La pasta più cara d’Italia sarebbe in vendita a Cagliari, poiché in linea generale sarebbero disponibili confezioni da oltre due euro al chilo. Anche ad Ancona e a Udine si viaggerebbe ben oltre i due euro, con Palermo, Siracusa e Cosenza in grado di tenere botta.
A Bolzano si troverebbe il pane maggiormente costoso, considerando la media di più di sei euro al chilogrammo (subito dopo Venezia e Ferrara). Napoli, al contrario, cercherebbe di resistere, tenendo lo stesso alimento sui due euro al chilo: stesso discorso anche per Benevento e Perugia, visto che nel Capoluogo umbro si starebbe entro i tre euro.
Per Furio Truzzi, presidente di Assoutenti, il conflitto in corso nell’Europa dell’Est avrebbe modificato profondamente i prezzi al dettaglio di molti prodotti venduti nel Paese. Notevole il contraccolpo generato dallo stop alle importazioni di grano, di mais e di olio di semi girasole sia dalla Russia che dall’Ucraina.