Ritmi troppo alti e poco personale a disposizione. Questo il quadro generale della sanità in Umbria, dove chi si occupa di curare i pazienti deve fare i conti con una situazione lavorativa tutt’altro che semplice.
Per Lucio Patoia, presidente regionale della Fadoi, ovvero la Federazione dei Dirigenti ospedalieri di Medicina interna, tra i medici umbri in servizio starebbe emergendo una grave sofferenza, legata a carichi di lavoro sempre maggiori, stress e periodi di operatività eccessivamente prolungati, spesso anche con le ferie a rischio. Insomma, una fase complessa da cui uscire al più presto.
Patoia, che è anche il direttore delle struttura complessa di Medicina interna dell’Ospedale di Foligno, ha riconosciuto come si stia attraversando un periodo di notevole difficoltà. Pensando a quanto accaduto in Puglia, dove si è registrato il decesso di un uomo dopo ben ventiquattro ore di lavoro, va da sé che le cose non funzionino un po’ ovunque.
Fortemente sotto pressione, ad oggi, i reparti di Medicina interna ma anche quelli dedicati alle urgenze, senza dimenticare le Rsa. È in questi ambienti che si accumulano i ricoveri, perché su dieci persone che si rivolgono ai pronto soccorso almeno sette hanno acuzie di competenza di area medica, mentre gli altri necessitano di ricoveri in area chirurgica.
Per quanto riguarda l’Umbria, la carenza di medici è sotto gli occhi di tutti da tempo, già prima dell’avvento della pandemia. Le trentotto ore settimanali previste dal contratto vengono puntualmente superate: troppi i dipendenti che vanno oltre le cento, con il risultato di saltare i riposi. Urgono assunzioni, questo è indubbio.