Continua a crescere, in Umbria, l’inflazione, che si assesta all’8,2%, tagliando di fatto uno stipendio dei lavoratori. L’Unione nazionale consumatori ha stimato come una percentuale simile costerà più di milleottocento euro annui a famiglia (a livello nazionale ci si aggira intorno ai millesettecento).
Nella classifica redatta dall’associazione, relativa alle Regioni più care d’Italia e basata sugli ultimi dati dell’Istat, l’Umbria sarebbe addirittura sesta. Un piazzamento poco confortante, accompagnato dalla conferma che i rincari maggiori riguardino le bollette, la benzina, i ristoranti e i viaggi.
A Perugia, nel mese di giugno, l’inflazione sarebbe arrivata all’8,6%. Nel ternano, invece, sarebbe stato toccato il 7,8. Preoccupante l’aumento dell’energia elettrica: nell’arco di appena un anno si sarebbe raggiunto il 93,4%.
La situazione sembra essere sfuggita di mano un po’ ovunque, basti pensare al gas e ai carburanti (per la benzina +25,3%, per il gasolio +32,5). Da non sottovalutare poi i rincari legati a pezzi di ricambio, lubrificanti e pneumatici.
Quanto alla spesa, invece, lo scenario preoccupa molto. Perché gli aumenti più elevati riguardano prodotti come la farina, i cereali, il pane e la pasta. Su pure la carne, da quella ovina al pollame (il costo di quest’ultimo sarebbe salito del 18,3% negli ultimi dodici mesi), e il latte (+9,8%).
Nei locali dove consumare cibi e bevande il trend appare abbastanza simile. In calo i biglietti dei treni, ma per volare bisogna pagare cifre abbastanza estreme.