Crisi in Ucraina: il lavoro senza sosta presso la Basilica di Santa Sofia a Roma

Fuori e dentro il luogo di culto, situato in via di Boccea, si raccoglie quanto più materiale: fondamentali soprattutto alimenti, abiti e medicinali

Prodotti alimentari di qualsiasi tipo, ma anche vestiti, coperte e farmaci. Si raccoglie e si spedisce questo e altro all’esterno della Basilica di Santa Sofia, a Roma.

Da quando in Ucraina la situazione ha cominciato a farsi drammatica, il luogo di culto situato in via di Boccea è divenuto un punto di ritrovo per tante persone. Qui, ogni giorno, centinaia di romani e non si recano per lasciare ciò che possono. Ad accoglierli ci sono decine e decine di persone che, senza sosta, provvedono a smistare il materiale donato e a posizionarlo su dei camion diretti verso l’Europa dell’Est.

Ognuno fa quello che può, consapevole del fatto che non ci sia un minuto da perdere, che ogni accessorio, bevanda o indumento possa tornare utile a chi è in piena emergenza. A migliaia di chilometri di distanza si cerca di sopravvivere, ed è per questo che risulta impossibile pensare di fermarsi. Non adesso che intere famiglie si riversano in strada con lo scopo di fuggire e di trovare un luogo più sicuro.

Il parroco della chiesa, Marco Semehen, invita chiunque a contribuire, passando nella fascia oraria che va dalle 09.00 alle 18.00. I farmaci, a detta sua, risultano essere una priorità. Tra questi soprattutto il Tranex da 50 milligrammi, in grado di fermare il sangue. Dall’inizio del conflitto, la richiesta di un medicinale simile è aumentata in maniera importante.

La situazione è critica, ma nonostante ciò si va avanti a testa alta. Perché se lo scenario è cupo e pesante, il popolo ucraino vuole comunque dimostrare tutta la propria generosità in una fase tanto complicata.

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