Una serie di misure per scongiurare danni che potrebbero divenire irreparabili: in seguito alle tante segnalazioni di casi di peste suina sul territorio nazionale, la Regione Umbria ha definito una strategia ben precisa con l’obiettivo di gestire al meglio il fenomeno, da non prendere affatto sottogamba.
A tal proposito, l’assessore alla Salute, Luca Coletto, ha ricordato l’istituzione del Gruppo di lavoro regionale per la Psa con il compito di aggiornare i servizi veterinari delle Asl. Avviate, inoltre, una serie di iniziative esplicative dirette ai cittadini.
Come spiegato dai componenti del Servizio di Prevenzione della Regione, la peste suina africana è una malattia virale che, a livello internazionale, è riconosciuta come la minaccia più importante per l’intero settore. Una malattia che, sia chiaro, non colpisce l’uomo, manifestandosi però con effetti importanti sia negli allevamenti domestici sia nelle popolazioni selvatiche. Tuttavia, è bene precisarlo, l’eventuale diffusione dell’infezione comporterebbe gravi conseguenze economiche e commerciali.
«In merito alla peste suina – ha dichiarato Coletto – è stato attivato uno specifico Piano di sorveglianza e prevenzione le cui principali direttrici sono proprio la sorveglianza nelle popolazioni di cinghiali e negli allevamenti di suini, così come i controlli rigorosi delle norme di biosicurezza».
Quanto al lavoro di sorveglianza, questa viene attuata attraverso la segnalazione e il controllo diagnostico di tutti i cinghiali rinvenuti morti, esclusi quelli deceduti a causa di incidenti stradali, e di tutti i casi sospetti al fine di permettere il tempestivo riscontro dell’infezione.
Durante il 2021, in Umbria, sarebbero state controllate quasi duecento carcasse, per fortuna tutte con esito negativo. In merito agli allevamenti di suini, invece, lo scorso anno i controlli effettuati sarebbero stati circa centotrenta.