Sanità, i test antigenici per il Covid meno sensibili rispetto ai molecolari

Francesco Broccolo, virologo dell'Università degli Studi di Milano Bicocca, fa il punto della situazione: gli esami rapidi non riuscirebbero a rilevare sempre il virus

Ritenuti poco attendibili da Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza, i test antigenici rapidi vengono da tempo considerati l’anello debole nella catena relativa alle contromisure per contrastare la diffusione del Covid.

A quanto pare, non riuscirebbero a rilevare sempre il virus, nello specifico quando esso non è presente nel corpo in quantità massicce. Per Francesco Broccolo, virologo dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, si tratterebbe di esami dalla bassa sensibilità.

Altra grande criticità, a detta sua, sarebbe rappresentata dalla mancata distinzione, nell’ottenimento del green pass, tra chi effettua un test rapido e chi no. Per Broccolo, due diverse categorie si esporrebbero agli stessi eventi, e questo non sarebbe molto prudente.

Partendo dal presupposto che non esista un test ideale in grado di assicurare l’assenza di infezione in soggetti vaccinati e in soggetti non vaccinati, per il virologo il test rapido andrebbe fatto addirittura tutti i giorni. Questo perché in quarantotto ore non sarebbe possibile registrare l’eventuale positività al Covid.

Al tempo stesso, anche le settantadue ore di validità del molecolare sarebbero teoriche poiché, nonostante una maggiore sensibilità rispetto all’antigenico, non si esimerebbe dalla possibilità che l’infezione venga contratta poche ore dopo il test.

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