Il prossimo 7 gennaio tornerà in classe il 50% degli alunni italiani, con una percentuale destinata a crescere in maniera progressiva nelle settimane a seguire. Se un rapporto pubblicato di recente dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie dimostra come il ritorno nelle aule avvenuto l’estate scorsa non si è rivelato un effettivo motore di contagio, almeno in Italia il problema principale è legato all’efficacia dei trasporti, fondamentali per non creare disagi ai ragazzi dal punto di vista della viabilità.
In tal senso, Giuseppe Conte ha predicato più volte la flessibilità e anche il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, ha ribadito in passato che una particolare cura verrà posta sulle attività extrascolastiche destinate a ripartire. «È chiaro che quando si riaprono le scuole non si teme tanto la trasmissione all’interno dell’ambiente scolastico quanto il fatto che si rimette in moto tutta una serie di attività e di persone», afferma Rezza.
In merito alla riapertura delle scuole, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, preferisce essere cauto, chiedendo di verificare i dati. Tuttavia, il Centro Europeo per il Controllo delle Malattie conferma quanto il ritorno sui banchi di scuola non possa essere visto come un rischio concreto.
Nel documento, che non considera l’impatto della variante inglese, si spiega che la chiusura delle scuole potrebbe contribuire a una riduzione dei contagi da Covid, eppure essa non basterebbe a prevenire la trasmissione in comunità in assenza di altri interventi per limitare i raduni di massa.
Insomma, dovrebbe essere usata come ultima risorsa e per un tempo limitato, poiché l’impatto negativo a livello di salute fisica, mentale ed educativa, oltre che economica, supererebbe i benefici.