Omicidio Piscitelli/Diabolik, fascista confessa: “so chi è il mandante”

Parla in un video postato su Youtube prima del suo arresto per possesso di armi da guerra Fabio Gaudenzi, ex braccio destro di Massimo Carminati

L’omicidio di un capo ultras, il fascismo, la droga, Mafia Capitale e la mafia “quella vera”. La morte di Fabrizio Pscitelli detto Diabolik ,capo ultras della curva sud della Lazio ucciso il 7 agosto al parco degli acquedotti in un regolamento di conti stile mafioso con un colpo alla testa si complica sempre più.
Spinto probabilmente dalla paura di fare la stessa fine, ha deciso di consegnarsi alla polizia Fabio Gaudenzi uno dei capi dell ex gruppo ultras romanista “opposta fazione” ma prima di tutto un camerata e parte dei “Fascisti di Roma Nord”, come il capo Massimo Carminati, il defunto Diabolik e altri, di cui svela tutto i nomi in un video postato su YouTube, in cui confessa di sapere chi è Il mandante (al singolare) dell’omicidio del capo ultras piscitelli e spiega (mandando messaggi subliminali a chi sa lui) come la decisione di consegnarsi come prigioniero politico (così si definisce) alle autorità dopo 30anni di attivismo calcistico ma soprattutto fascista sia dovuta alla paura di fare la fine di molti suoi amici: morto. Meglio la fine che hanno fatto quelli più fortunati, allora, in galera, ma non senza portare giù con se chi secondo lui è stato reo di aver tradito il suo capo fascista Carminati, condannato, insieme allo stesso Gaudenzi e altri, per l inchiesta Mafia Capitale.

E anche se nel video Gaudenzi rimarca come fece in aula Carminati di non essere mafioso ma fascista, è lui stesso a dire che quando scoperchierà il vaso di Pandora sarà la Mafia, quella vera e non quella del 2014, ad uscirne. Questo spiegherebbe anche la sua richiesta di parlare con il procuratore Gratteri, noto per le sue inchieste contro l’ ‘ndrangheta .

Non solo ammissioni e rivelazioni, ma anche minacce in un secondo video postato anche questo su YouTube, dove fa nomi e cognomi di coloro che hanno parlato e fatto finire in manette il suo ex capo.

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