Dovrebbero fare questo i nuovi eco-compattatori di bottiglie di plastica forniti dal consorzio Coripet e installati solo due giorni fa nelle metro di Piramide, San Giovanni e Cipro. 24 ore di funzionamento, e già tutte e tre le macchine si sono bloccate più di una volta. A San Giovanni, in sole tre ore della mattinata, la macchina – che ricicla le bottiglie valutandole 0,5 centesimi l’una per accreditarli su un portafoglio elettronico con cui, raggiunta la cifra di 30 bottiglie) si può acquistare gratis un biglietto di ATAC per il trasporto pubblico – si è bloccata già tre volte. La prima ha richiesto l’intervento del tecnico, la seconda è stata sventata dalla prontezza di un dipendente ATAC che ha staccato la spina e riavviato il compattatore, mentre la terza è avvenuta davanti agli occhi delle nostre telecamere, lasciando le due signore non h mani vuote come avrebbero sperato, ma con una busta piena di bottiglie da riciclare da riportarsi indietro a casa. Stessa sorte per un altro signore che, giunto di mattina presto con una grossa quantità di bottiglie non ha potuto far altro che arrendersi e gettarle nei cestini del riciclaggio.
Molti dei guasti dicono essere dovuti allo sbagliato inserimento delle bottiglie, ma – come si legge da una targhetta posta sopra al macchinario – l’eco-compattatore non dovrebbe in primis accettare bottiglie senza etichetta o così schiacciate da rendere impossibile ai raggi della macchina di leggere il codice a barre della bottiglia. E invece, la macchina le prende, una due, tre, quattro. Poi, alla quinta bottiglia che parrebbe idonea ad essere accettata, ecco comparire l’odiato messaggio di errore: sportello bloccato, rivolgersi al personale addetto. Peccato che di personale addetto nei dintorni non ce ne sia, e che il tecnico preposto al corretto funzionamento sembri essere solo uno. “era qui sino a 15 minuti fa”, ci dice il dipendente ATAC improvvisatosi assistente dei malcapitati fruitori dell’eco-compattatore, “poi è dovuto scappare a Piramide, anche li si è bloccata”.
Che le cose richiedano un rodaggio, è comprensibile; lo diventa poco quando si parla di sistemi ormai collaudati ed utilizzati da anni non solo in Italia ma in particolare all’estero e nel Nord Europa, dove da molto tempo si paga una sovrattassa sulle bottiglie che viene poi ridata indietro con il riciclaggio dei “vuoti a rendere”. Da noi, invece di essere una tassa, dovrebbe essere più che altro una buona prassi lasciata al libero arbitrio dei cittadini. Sembra invece che sia il libero arbitrio degli eco-compattatori a decidere.