“Deve cambiare tutto”. L’era Zingaretti viene inaugurata da questo proposito. Il neo segretario, proclamato ufficialmente dall’assemblea del Partito democratico, non ha dubbi sul da farsi. Per tornare a vincere bisogna cambiare rotta. Il nuovo presidente del Partito è Gentiloni, un nome che ha visto la convergenza di tutte le anime del partito. E proprio riuscire a tenere unito il Pd evitando la creazione di correnti è la prima sfida del nuovo corso. Se Matteo Renzi non era presente all’Ergife, nel suo intervento Giachetti promette, non senza un velo di polemica, che la sua minoranza uscita sconfitta dalla primarie sarà leale, al contrario di quanto accaduto in passato. E la sfida zingarettiana consisterà proprio nella capacità di attrarre i voti dei tanti elettori delusi che negli ultimi anni hanno spostato il proprio voto alla sinistra del partito, senza perdere la minoranza renziana che ha sempre strizzato l’occhio agli elettori di centro-destra. Un obiettivo possibile secondo il neo segretario che lancia a sua chiamata alle armi contro la salvinizzazione del Paese. Zingaretti punta sui grandi temi capaci di influire sulla vita delle persone; l’ambiente, lo stato sociale, la scuola e internet come strumento di partecipazione della base politica da formulare però in antitesi al modello Rousseau adottato dal Movimento 5 stelle. Il nuovo Pd vuole essere insomma un partito capace di dettare l’agenda politica senza rincorrere i temi imposti da altri. Non a caso il primo atto da segretario Zingaretti lo compie a porta San Paolo per rendere omaggio alla resistenza romana al cui spirito il segretario si ispira per il suo partito.
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