Ammettere ed imparare dagli errori tanto quanto dalle decisioni giuste prese in passato. Ripartire dalle piazze per riavvicinarsi ai cittadini, il tutto condito con spirito di unione e partecipazione e e servirlo sulla tavola del benessere sociale ed ambientale. Questa la ricetta di Nicola Zingaretti per rianimare il Partito Democratico, espressa con forza dal palco della Camera di Commercio di Roma al Tempio di Adriano a pochi giorni dalle primarie del 3 marzo.
Non è forse un caso la location scelta, dato che Zingaretti punta anche a ripartire dal dare sostegno alle aziende e alle imprese, messe a dura prova come tutti i cittadini a suo parere (parere non dissimile a quello di Bruxelles, che nei giorni scorsi ha bocciato la manovra economica del governo giallo-verde).
Accanto a lui Paolo Gentiloni, che tra le molte cose espresse sul palco, anche un sano e logico mea culpa per non aver saputo tenere le redini del paese dopo il ventennio berlusconiano, sottolinea innanzitutto l’importanza di ritrovare una militanza ed un unione del partito e dei suoi elettori, chiamati alle urne per scegliere tra Zingaretti, Martina e Giachetti.
Ancora nessuna proposta precisa dal candidato premier del PD, che intanto deve sperare che i sondaggi elettorali sull’affluenza alle urne non sia veritieri, con un 76% che già ha dichiarato di che non andrà a votare. Perché, come sottolineato da Gentiloni, non solo Zingaretti per puntare a guidare un nuovo partito di sinistra deve nono solo vincere, ma farlo anche con una larga base di consensi.