Rendere il più precoce possibile la diagnosi sia per migliorare le cure offerte ai pazienti, sia per ammortizzare i costi. Questo, in sintesi, il messaggio rimarcato con maggiore insistenza nel corso del workshop promosso dal Network PreSa, organizzato al MoMeC di Roma, e intitolato “Dalla parte degli invisibili. Malattie rare tra tutele e sostenibilità”.
Nel corso dell’evento vengono diffusi i dati raccolti attraverso un’analisi relativa ai costi sociali delle malattie rare condotta dal Eehta del Ceis della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi Tor Vergata. Il lavoro in questione punta ad evidenziare il trend dei costi e delle domande accolte di prestazioni previdenziali legate, per l’appunto, a 23 malattie così come a 7 tumori rari.
Nel periodo che va dal 2009 al 2015, il gruppo di malattie rare individuato ha determinato un costo medio annuo di circa 13.500.000 di euro per gli assegni ordinari di invalidità. In merito alle pensioni di inabilità siamo invece sui 10.500.000 (l’incremento annuo si aggira sul 6,7%). Cifre importanti da far calare attraverso una prevenzione quanto più rapida ed efficace.
Sembra difficile da credersi, eppure il mondo della medicina deve contrastare l’insorgere di ben 6.000 malattie rare che, solo in Europa, colpiscono 30.000.000 di soggetti. In Italia, per fortuna, la sanità cerca di fronteggiare al meglio un fenomeno simile.
Una diagnosi precoce unita ad una presa in carico tempestiva del paziente: se si parla di tumori rari, un approccio del genere può consentire di ridurre il numero nonché i costi delle pensioni di inabilità.