“Land”, nelle sale italiane dal 21 febbraio il film di Babak Jalali sui nativi americani

Jalali ha sviluppato il soggetto partendo da un articolo pubblicato sul "The Guardian" in cui si parlava di un caso di profondo astio tra gli indios e i discendenti dei colonizzatori: le riprese si sono svolte vicino a Tijuana

Un racconto malinconico e toccante di quelle comunità perdute e di quelle terre ormai dimenticate. Pur non potendo contare su una distribuzione importante, dal 21 gennaio il film di Babak Jalali, intitolato “Land”, raggiungerà le sale italiane. Con l’obiettivo di rivendicare la dignità culturale dei nativi americani, la pellicola, che tante emozioni ha regalato sia a Berlino sia a Torino, conserva una storia fatta di dolori, di ingiustizie e di attriti che spesso e volentieri si manifestano in certe zone degli Stati Uniti.

I riflettori si accendono sulla famiglia dei Denetclaw, sconvolta dalla notizia della morte di Floyd, figlio minore deceduto in Afghanistan. Wesley, fratello poco più grande, è invece un alcolista che trascorre le proprie giornate a bere ed è in contatto con dei “bianchi”, i quali gestiscono i negozi di liquori appena fuori dalla riserva in cui vivono i Denetclaw. Quando i nativi entreranno in conflitto con loro, scoppierà una violenza tale da colpire Wesley in prima persona.

Jalali ha sviluppato il soggetto partendo da un articolo pubblicato sul “The Guardian” in cui si parlava proprio di un caso di profondo astio tra gli indios e i discendenti dei colonizzatori. Le riprese si sono svolte vicino a Tijuana, a pochi chilometri di distanza da quel muro di separazione di cui tanto si continua a parlare. Non una scelta casuale.

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