“Roma sull’ex fabbrica di Penicillina ha fatto la propria parte, ora spero che gli altri soggetti facciano quanto necessario per evitare che venga rioccupata di nuovo, è già la terza volta che sgomberiamo, c’è quindi bisogno che ognuno faccia la sua parte per evitare il riproporsi di uno schema visto e rivisto”. Queste parole vengono proferite dalla sindaca di Roma nel giorno in cui viene comunicata la firma di un’ordinanza di sgombero della ex fabbrica. L’ordinanza parte dalla inagibilità dei luoghi e intima alla proprietà la messa in sicurezza delle strutture. Come affermato anche dalla minisindaca Della Casa i proprietari dovaranno provvedere alla messa in sicurezza. Al momento almeno 500 persone occupano lo stabile, come abbiamo documentato si tratta in maggioranza di richiedenti asilo e rifugiati, cittadini stranieri muniti di permesso di soggiorno che però non hanno un lavoro né una struttura a cui appoggiarsi e per questo non hanno trovato una sistemazione migliore di queste baracche create in mezzo alla desolazione. Come da copione Roma Capitale sembra pronta a trovare una sistemazione alternativa soltanto alle persone con “fragilità”, termine che indica come meritevoli di tutela soltanto alcune categorie come disabili, donne incinte, bambini e anziani, per gli altri con tutta probabilità non ci sarà alcuna soluzione proposta, soltanto lo spostamento di un’emergenza di luogo in luogo nella speranza vana che sparpagliandosi i migranti diventino meno visibili.
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