L’antologia di un’antologia

Ha visto e fotografato i massimi conflitti mondiali, le catastrofi naturali e gli animi umani. Una mostra celebra il grande fotografo Paolo Pellegrin

Ci sono voluti due anni di intenso lavoro corale di archivio , di ricerca e di studio dietro a questa Antologia su Paolo Pellegrin, in mostra al MAXXI dal 7 novembre al 10 marzo 2019.

oltre 200 scatti, di cui molti inediti, per la maggior parte in bianco e nero eccetto alcune, come quelle del percorso “Luce” riferite alla Natura. Come quella ormai celebre delle due palestinesi immerse nelle placide acque del mar morto. Una Natura che sembra quieta, ma che invece sta urlando. Così appare come una ferita inguaribile la spaccatura tra i ghiacciai, un lavoro di 5 anni che Pellegrin ha fatto per la NASA, dove ha ritratto il cambiamento climatico in maniera del tutto personale. Sottraendo dall’immagine invece di mostrare lo scioglimento, dice la Presidente del MAXXI Giovanna Melandri, ha forse mostrato con ancora più forza cosa davvero significhi questo fenomeno.

Il secondo percorso in cui la mostra è suddivisa, il “Buio”, si accende grazie al bianco e nero che contraddistingue il fotografo di Magnum. Scatti da tutto il mondo descrivono quell’ombra che l’umanità ha così caparbiamente e ostinatamente mostrato al suo obbiettivo. Muri che si ergono per dividere, viaggi della speranza alla ricerca di una terra promessa, prigionieri dell’ISIS in attesa di una condanna che non giungeva da un Dio.

Momenti, guerre, tragedie e emozioni umane in questa mostra si anima davanti ad i nostri occhi. Non parliamo di quelle mostre experience o tridimensionali. Ma del potere della fotografia, pur fissa e senza audio, di parlare, a volte, urlare all’anima. Partendo da quella di chi lo scatto lo fa.

Una mostra dove non solo ciò che è ritratto, ma allo stesso modo il come questi soggetti sono riprodotti (su carta di riso, con cornice nera, dorata o senza ad esempio) fanno una fotografia tanto quanto il soggetto.

Un’occasione per vedere come un click, un semplice gesto della mano che fa scattare un’otturatore, è in verità qualcosa di molto più complesso. Dar voce a chi siamo in quel dato momento. Così una foto qualunque diventa uno scatto eterno.

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