La parabola di Spelacchio. Da zimbello a superstar

A palazzo Senatorio qualcuno starebbe pensando di mantenerlo in città anche dopo le feste

Talmente brutto da conquistare fama mondiale. È Spelacchio, l’abete rosso acquistato da Roma Capitale per adornare piazza Venezia e diventato, suo malgrado, oggetto di sfottò e luogo di pellegrinaggio. La storia dell’albero è nota, partito dalle Dolomiti rigoglioso e forte è arrivato nella capitale già moribondo. “È il simbolo dell’ineficienza grillina” hanno subito tuonato i detrattori della Giunta a 5 stelle. “No, è tutta colpa dei fornitori e chiederemo il risarcimento”, hanno fatto sapere in un primo momento dal Campidoglio. “Roma Capitale ci ha fatto fare una figuraccia internazionale e deve risarcire i consumatori”, ha annunciato il Codacons. Ma poi  la satira popolare lo ha trasformato in fenomeno mediatico. In poco tempo la fama di Spelacchio è cresciuta talmente tanto che di lui e di ciò che rappresenta hanno parlato i giornali di mezzo mondo. Spelacchio è uno di noi, chiosano, in sintesi, i tanti profili social dedicati all’arbusto diventato un fenomeno di costume. La figuraccia si è trasformata miracolosamente in operazione simpatia e a palazzo Senatorio qualcuno starebbe pensando di mantenerlo in città anche dopo le feste. Si potrebbe trasformare in opera d’arte oppure potrebbe essere fatto a pezzetti e poi venduto ai turisti come accadde al celebre muro di Berlino. L’unica cosa certa è che l’anno prossimo sarà durissima per l’albero di Natale in carica superare le gesta del fu Spelacchio, croce e delizia del Natale romano 2017.

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