Più di 200 opere grafiche in sala, per una produzione ingente, ispirata e di qualità. A Palazzo Braschi si celebra Giovan Battista Piranesi, artista veneto nato nel 1720. Virtuoso incisore e architetto incline alla riscoperta dell’archeologia: la mostra curata da Simonetta Tozzi e Luigi Ficacci cerca di evidenziare da una parte la matrice vedutistica dell’autore, dall’altra la sua passione per le rovine della Capitale d’Italia, dove si trasferì a soli 20 anni.
L’esposizione è intitolata “La fabbrica dell’utopia”, e ai visitatori viene proposta una selezione di quelli che sono stati i progetti più significativi realizzati nel tempo da Piranesi, abile a distinguersi nelle incisioni all’acquaforte nonché autentico riferimento per la cultura figurativa del XVIII secolo. A caratterizzare i suoi lavori sono quelle particolari visioni prospettiche piuttosto esasperate dal punto di vista scenografico e contraddistinte da violenti effetti luministici. Tali qualità consentirono a Piranesi di ottenere un successo importante in un mercato artistico in veloce espansione.
Le celebri Vedute di Roma, i cosiddetti Capricci eseguiti sotto l’influsso di Tiepolo e le rappresentazioni delle carceri: un quantità sorprendente di materiale di forte impatto. Il percorso include poi le realizzazioni tridimensionali di alcune invenzioni di Piranesi mai prodotte e messe a disposizione dalla Fondazione Cini, oltre ad alcuni pezzi antichi da lui divulgati e i marmi conservati nelle collezioni della Sovrintendenza Capitolina derivati dalla Forma Urbis severiana, prima pianta di Roma fatta scolpire su pietra da Settimio Severo che il talento veneziano provò a ricostruire nella sua originaria composizione.
La proposta si arricchisce grazie all’area immersiva delle prigioni piranesiane rese in versione tridimensionale dal Laboratorio di Robotica Percettiva dell’Istituto Tecip – Scuola Superiore di Sant’Anna.
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