Alla fine è successo. Dopo una settimana di doloroso dibattito, il Partito democratico si è spaccato. Il progetto che 10 anni fa, unì l’anima cattolica con quella ex comunista del nostro paese, è definitivamente tramontato. Ad andarsene però sono solo i bersaniani, compresi Roberto Speranza e Enrico Rossi.
A rimanere invece, contro ogni aspettativa, è Michele Emiliano, che anzi ufficializza la sua candidatura alla guida del partito. “Questa è casa mia e nessuno mi può cacciare” afferma il governatore della Puglia, scagliandosi contro l’ex segretario: “Matteo Renzi” – afferma – “è il più soddisfatto di questa scissione”.
Vano il tentativo, portato avanti da Gianni Cuperlo, di avvicinare le posizioni tra renziani e il resto del partito. L’ex presidente del partito ha chiesto di spostare le primarie a luglio, come già richiesto da Emiliano. A norma di statuto però ciò non sarebbe possibile perché la carta fondamentale del Pd obbliga a celebrare il congresso entro 4 mesi.
La direzione ha eletto i membri della commissione Statuto, composta in rappresentanza di tutte le correnti. Le regole saranno stabilite nei prossimi giorni.