Massacro di Khojaly, a Roma un ricordo delle 600 vittime civili azerbaigiane

In scena lo spettacolo di musica e reading intitolato “10 Storie che potevano essere vere”

Khojaly: un nome ancora sconosciuto per molti in Italia. Non così per i cittadini dell’Azerbaigian, una comunità che va stringendo legami sempre più forti con il nostro paese. Per loro, Khojaly è sinonimo di terrore e di ingiustizia ancora non sanata: è il nome della città del Nagorno-Karabach che nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 1992 l’esercito dell’Armenia conquistò senza risparmiare gli oltre 600 civili che la abitavano.
Il ricordo della strage è stato portato in scena da uno spettacolo di musica e reading dal titolo significativo “10 Storie che potevano essere vere”. Si tratta delle vite possibili di dieci dei bambini che dormivano a Khojaly in quella drammatica notte: dieci esistenze semplici e serene che però noi oggi possiamo solo immaginare.
Un’occasione non solo per informare sulla vicenda storica, ma anche per sensibilizzare sulla necessità di spingere la controparte armena a un accordo che riconosca il crimine commesso e restituisca all’Azerbaigian i territori occupati.
Lo spettacolo è stato tratto da un’idea di Leyla Aliyeva, vice presidente della Fondazione Heydar Aliyev, ed è arrivato a Roma dopo essere stato rappresentato in diversi paesi in tutto il mondo.

Categorie
International

Articoli consigliati