Se Roma è più sicura, nelle periferie regna il degrado.
È una capitale a due velocità, quella disegnata dal dossier di Franco Gabrielli.
Il capo della polizia,sentito in Commissione parlamentare d’inchiesta, fornisce i dati di una città che sembra incapace di assicurare alle periferie la sicurezza raggiunta in centro.
San Basilio, Tor Bella Monaca, Tor sapienza e il Collatino sono i quattro quartieri in cui la quasi totale assenza di servizi è palpabile. Qui, alla massiccia presenza di comunità straniere bisognose dei servizi più elementari, si associa lo strapotere di alcune famiglie della criminalità romana, capaci di dettare legge sul territorio.
E poi c’è il problema della delinquenza minorile, una manovalanza costituita da ragazzini che passano le giornate per strada, a vendere pochi grammi di droga alla volta. Un business da milioni di euro, contro cui la polizia si è concentrata riuscendo a infliggere duri colpi, come lo smantellamento della rete criminale della famiglia Cordero. Famiglia che arrivava a guadagnare 100mila euro al giorno dalle attività criminali.
Ma il quadro non è solo negativo perché i reati, assicura il capo della polizia, sono diminuiti.
Secondo Gabrielli i numeri parlano chiaro: nel 2015 si è registrato un meno 15% di delitti. E nel 2016, sono stati trovati i responsabili di 26mila reati e oltre 830 milioni di euro sono stati sequestrati dalle forze dell’ordine.
Ma la percezione della realtà è ben lontano dall’essere rassicurante. Per molti dei 3 milioni di romani che vivono la città quotidianamente, la capitale assomiglia ad una Suburra cinematografica, in cui le due rome si incontrano solo per spartirsi il bottino. Un “mondo di mezzo” lo definisce Gabrielli, da riconquistare metro dopo metro.