Non c’è un documento né un piano straordinario, ma un presidente dimissionario. Parliamo del numero uno di Ama Daniele Fortini che ha deciso di abbandonare i vertici della municipalizzata dei rifiuti romani mentre la città trabocca di immondizia e cassonetti stracolmi.
L’incontro con il presidente della Commissione bicamerale di inchiesta e poi la richiesta di un supplemento per fare luce sul ciclo dei rifiuti romani, che sembra non decollare. E intanto è scontro aperto tra il Comune e lo stesso Fortini. Siamo in attesa che Ama invii ufficialmente il piano operativo, all’attenzione della sindaca e dell’assessore Muraro, scrivono da Palazzo Senatorio mentre si pensa a chi dovrà lavorare sull’emergenza. L’azienda commissariata, in mano alla Raggi e a un pool di esperti è al momento l’ipotesi più accreditata per traghettare Roma fuori da questo mare di rifiuti. Ma quel che non funziona è alla base. Impianti saturi, malfunzionanti e stracolmi che non sono pronti a ricevere ancora e ancora tonnellate di immondizia. Ed è qui che il corto circuito Ama Campidoglio fa scoppiare l’ultima scintilla: la più grossa, con un nome che a Roma significa moltissimo. Parliamo dell’impianto di Malagrotta, una bomba ad orologeria chiusa anni fa e su cui la Procura di Roma indaga per disastro ambientale. “Cerroni ha sempre detto che ha a disposizione 250 mila metri cubi per ospitare rifiuti, che corrispondono a 300 mila tonnellate” – ha detto Fortini, appoggiando l’ipotesi della riapertura del sito, soprannominato dai residenti “la discarica dei veleni”.
Non si fa attendere il tweet della Raggi: «Malagrotta non riapre, si bonifica e abbiamo pronta una delibera” – scrive il sindaco attaccando Fortini. Una situazione complessa e una data, il 4 agosto, nella quale Roma sarà chiamata ad eleggere i nuovi vertici della municipalizzata, coloro che avranno in mano le sorti della Capitale d’italia.

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