Roma, Flaminio: i condomini del palazzo crollato si accusano a vicenda

di Cristina Autore

Lidia Soprani passa al contrattacco. Parliamo del noto architetto e progettista di giardini del sesto piano della palazzina su Lungotevere Flaminio, devastata dal crollo di tre piani. Basta ingiurie. “Non sono la responsabile, ha detto. I miei vasi non c’entrano niente”. Sì, perche negli ultimi giorni l’anziana di 82 anni era stata accusata dagli stessi condomini di aver trascurato il suo appartamento sovraccaricandolo di pesi. “Era diventato un magazzino pieno di vasi con dentro il cemento e arbusti che avevano piantato le radici nel pavimento” – le dichiarazioni shock degli inquilini dello stabile. Due legali e un consulente di parte, la risposta della signora per agire nei confronti delle accuse infamanti,.

Dal sesto si passa al quinto piano, all’interno 13, dove l’appartamento di proprietà dell’ingegner Giuseppe Rigo De Righi , ora devastato dal crollo, era in fase di ristrutturazione per creare un open space. “Abbiamo abbattuto delle mura, ma non quelle portanti”, hanno assicurato i responsabili dei lavori.

Intanto sale la rabbia e lo sconforto per le 15 famiglie rimaste fuori casa. Venerdì i condomini consegneranno le chiavi degli appartamenti al consulente nominato dalla procura in attesa del dissequestro della struttura che rischia nuovi crolli a causa del peso delle macerie. Intanto l’amministratore del condominio del civico 70 è stato nominato responsabile della viabilità e della segnaletica stradale nel tratto del Lungotevere chiuso al traffico. Praticamente un vigile urbano. A rivelarlo è lui stesso, Vincenzo Marcialis: “Ci mancava solo questa”, ha raccontato amareggiato e preoccupato. “Il municipio mi ha comunicato che dovrò prestare attenzione anche a ciò che accade nell’area attorno all’edificio, come se non bastassero i miei compiti già gravosi”.

Ad aiutare la procura a stabilire le cause del disastro saranno le fotografie scattate dai vigili del fuoco poco prima del crollo nella notte di giovedì scorso, coperte ora da segreto istruttorio. L’accusa rimane la stessa, disastro colposo, ma il procedimento, a una settimana dal crollo, resta verso ignoti.

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