Emergenza sanitaria, il Governo lavora per stabilire l’assegnazione delle zone di colore

Bocciata la proposta di ordinare l'inserimento in zona rossa nel caso in cui si arrivi ad avere 250 casi ogni 100.000 abitanti: possibile l'abbassamento della soglia critica del tasso di occupazione delle terapie intensive

Misure fortemente restrittive sempre più probabili, compresi il sistema della divisione a colori delle Regioni e i ristori per le attività costrette a chiudere. Nel corso di una lunga riunione, il Governo ribadisce come l’unica strada possibile per far calare i contagi sia la linea del rigore.

Il Dpcm non è ancora definitivo, quindi possono cambiare determinati parametri. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, deve ancora incontrare Francesco Boccia, addetto agli Affari Regionali, per definire i dettagli sul nodo ristori. Dopodiché il Consiglio dei Ministri dovrà approvare un decreto con la proroga dello stato d’emergenza e del divieto di spostamento tra le Regioni, anche quelle gialle.

Continua il lavoro sulla misura relativa all’intervento sugli indici di rischio per facilitare l’ingresso in zona arancione dei territori dove i contagi non scendono: bocciata la proposta di ordinare l’inserimento in zona rossa nel caso in cui si arrivi ad avere 250 casi ogni 100.000 abitanti.

Al momento, l’ipotesi è quella di abbassare la soglia critica del tasso di occupazione delle terapie intensive e dei posti letto in area medica, fissata al 30% e al 40%. Sotto quella soglia si entrerebbe automaticamente in zona arancione o rossa. E in base all’ultimo monitoraggio, ci sarebbero 13 Regioni in bilico.

L’Umbria potrebbe tornare in zona arancione. Stando agli ultimi dati, ci sarebbe infatti una valutazione alta del rischio in virtù dei nuovi casi segnalati negli ultimi 5 giorni in soggetti di età superiore ai 50 anni. Da considerare soprattutto il sovraccarico nelle varie terapie intensive, con il superamento del 30% dei posti letto e i focolai divampati nelle case di riposo.

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