Passare dall’adolescenza all’età adulta in un Paese che non si conosce ancora bene, senza avere superato i traumi dovuti all’abbandono delle proprie case e al lungo viaggio intrapreso. È una tripla transizione quella che i 60mila giovani rifugiati arrivati da minorenni e oggi maggiorenni nel nostro Paese si trovano a effettuare. Al compimento del 18esimo anno di età infatti si perdono le tutele garantite ai minorenni e questi giovani si trovano spesso da soli ad affrontare ostacoli burocratici e discriminazioni. A mettere in evidenza il fenomeno sono Unicef, Unhcr e Oim che hanno dato vita ad una ricerca che ha permesso di intervistare 185 minori stranieri non accompagnati. A realizzare le interviste dei ragazzi arrivati anch’essi da minorenni in Italia. Fuggire dalla violenza, studiare, farsi una famiglia, crearsi una vita migliore, questi i desideri comuni ai neomaggiorenni intervistati. Il bivio che si impone nel cammino dei neomaggiorenni stranieri è quello tra inclusione ed esclusione sociale. Un momento delicatissimo che può essere superato positivamente grazie a normative lungimiranti e alle reti di sostegno scolastico, sociale e relazionale presenti sul territorio.
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