Contraffazione di capi di abbigliamento e accessori: la Guardia di Finanza di Roma sequestra un milione e mezzo di oggetti

Il sodalizio criminale era capace di produrre tutte le parti di prodotto che venivano poi applicate sulla merce venduta al dettaglio all'interno del cosiddetto mercato "parallelo" su gran parte del territorio nazionale, specialmente in Lazio, Campania, Abruzzo e Lombardia

Più di 1.500.000 di oggetti sequestrati, 14 misure restrittive della libertà personale nei confronti di altrettanti soggetti fermati nelle province di Roma, Napoli, Brescia e Pescara, circa 50 finanzieri impiegati: questi i numeri della complessa operazione condotta dal Comando Provinciale di Roma che ha permesso di smantellare una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla distribuzione e alla commercializzazione di capi ed accessori di abbigliamento contraffatti.

Come confermato dagli investigatori, il sodalizio criminale in questione, organizzato in forma imprenditoriale, era capace di produrre tutte le parti di prodotto – ovvero etichette, bottoni, lampo e fibbie – che venivano poi applicate sulla merce venduta al dettaglio all’interno del cosiddetto mercato “parallelo” su gran parte del territorio nazionale, specialmente in Lazio, Campania, Abruzzo e Lombardia. A monitorare con attenzione ogni singola procedura gli agenti del Gruppo di Fiumicino.

A quanto pare gli articoli venivano contraffatti tramite macchinari professionali con all’interno matrici in grado di imprimere marchi con le stesse caratteristiche dei modelli originali, ingannando anche i consumatori dall’occhio più esperto.

Oltre all’ingente quantità di abiti e accessori recuperati, senza contare il materiale necessario per il confezionamento, i militari sono riusciti a sequestrare 5 macchinari e plotter nonché 25 cliché in ferro riproducenti firme illustri della moda internazionale: un blitz del genere ha consentito di evitare che la merce illecita potesse invadere il mercato nero italiano. Qualora gli articoli individuati fossero stati messi in commercio, avrebbero fruttato all’organizzazione più di 3.000.000 di euro.

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