Meno male che il nuovo stadio si farà. Perché mentre l’amministrazione capitolina si dice sicura di andare avanti con l’iter che porterà a realizzare a Tor di Valle la futura casa della AS Roma, dal punto di vista giudiziario arrivano notifiche che svelano la natura anomala del progetto. E i dubbi permangono.
La procura firma la richiesta di rinvio a giudizio per ben 15 persone in relazione agli illeciti legati alla costruzione dell’impianto. Tra i diretti interessati ecco Luca Parnasi e 5 suoi stretti collaboratori. La lista è corposa, considerando la presenza di persone come Adriano Palozzi, Michele Civita, Davide Bordoni e Francesco Prosperetti.
Il pubblico ministero, Barbara Zuin, e il procuratore aggiunto, Paolo Ielo, ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere, corruzione e finanziamento illecito.
Per i pm Parnasi sarebbe ritenuto figura apicale dell’associazione a delinquere, a detta dell’accusa intenzionata a pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato nell’ambito della conferenza dei servizi risalente a un anno fa.
I magistrati di piazzale Clodio avrebbero deciso di stralciare il filone di indagine riguardante il finanziamento alla politica: circa 400.000 euro che Parnasi, per sua stessa ammissione, avrebbe garantito alle fondazioni vicine al Pd e alla Lega senza contare le utilità in favore di un esponente capitolino dei 5 Stelle.
Tagliente il commento dell’ex grillina Cristina Grancio, oggi esponente di deMa e capogruppo del Misto in Assemblea Capitolina: «Non ci si accorge come le conclusioni dell’indagine giudiziaria aprano interrogativi inquietanti sui passaggi decisivi che hanno portato l’iter di approvazione allo stato attuale. Qualcuno – aggiunge Grancio – ha fretta di nascondere la polvere sotto il tappeto».