Metro C, ecco la maxi truffa del calcestruzzo

La procura di Roma accende i riflettori su un vizio piuttosto ricorrente nell'ambito del lavoro in cantiere, come rivelato agli investigatori da un operaio di 40 anni licenziato dal consorzio in cui figurano la Vianini (controllata dal Gruppo Caltagirone), la Astaldi e la Ansaldo Finmeccanica

Dati falsificati con un duplice obiettivo: risparmiare su un prodotto già di per sé poco pregiato, farsi pagare servizi non effettuati. Qualcuno l’ha ribattezzata la maxi truffa del calcestruzzo e rappresenta l’ennesimo triste capitolo della storia della Metro C.

La procura di Roma accende i riflettori su un vizio piuttosto ricorrente nell’ambito del lavoro in cantiere, come rivelato agli investigatori da un operaio di 40 anni licenziato dal consorzio in cui figurano la Vianini (controllata dal Gruppo Caltagirone), la Astaldi e la Ansaldo Finmeccanica oltre a tutte quelle cooperative aggiudicatarie della gara d’appalto risalente al 2005.

A quanto pare, nei documenti di accompagnamento delle betoniere venivano spesso variati i dati ciclo del carico in modo tale da poter camuffare il calcestruzzo a basso contenuto di cemento, denominato “magrone”, e adatto a lavori marginali. Una prassi del genere, dal punto di vista economico conveniente per alcuni soggetti, rischierebbe tra le altre cose di compromettere la stabilità strutturale delle opere. Tutte queste criticità sono state denunciate da chi ha perduto il proprio posto di lavoro per andare contro a certe precise disposizioni.

Un’opera da circa 3.700.000.000 di euro costata almeno 230.000.000 in più alle casse pubbliche a causa di una serie di falsi per cui ad oggi risultano essere indagate ben 25 persone, tra cui Gianni Alemanno. Non solo coordinatori e tecnici, ma anche funzionari e piccoli esperti: tutta gente pronta a mettersi al servizio dei costruttori.

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